La longevità dei sardi

Vi sarà capitato più volte di vedere anziani festeggiare cento anni o qualcosa in più e poi scoprire un dato in comune: sono perlopiù abitanti della Sardegna.
Tranquilli, non siete gli unici ad esservi posti questa domanda, anzi, sono stati effettuati e sono in corso degli studi che includono un ampio numero di professionisti: da genetisti a sociologici, da medici a psicologi, il tutto per comprendere se vi sia un segreto e soprattutto quale sia.Tutto questo per dire che di sicuro nessuno ha voglia di rivolgersi troppo presto a Cattolica San Lorenzo che si occupa di pompe funebri a Roma, né sicuramente ad un’altra agenzia della vostra città, quindi scopriamo insieme di cosa si tratta e se possiamo fare qualcosa.

Il patrimonio genetico: ecco cosa si è scoperto

Dal 1966 ad oggi sono stati raccolti quasi quattromila campioni genetici per vedere se fosse lì la risposta alle nostre domande dovute principalmente al fatto che qui vi sono 22 centenari ogni 100mila abitanti (altrove ve ne sono 6) e soprattutto il divario tra uomini e donne e qui notevolmente ridotto (un uomo ogni due donne, mentre in altre regioni il rapporto è di uno a sei).
Attraverso la raccolta dati si è andato a creare il patrimonio della longevità più grande al mondo, raccolta che non ha però permesso di trovare una risposta che risulti soddisfacente, soprattutto perché il discorso è complesso e coinvolge non solo lo studio del DNA ma anche questioni prettamente sociali.
Dallo studio del DNA è emerso che il dono della longevità si tramanda di generazione in generazione ed è questo il motivo per cui si crede che la risposta sia lì.
Ma alcuni studiosi dello stesso team hanno notato come l’alimentazione di queste persone sia spesso curata e come la vita sia vissuta in armonia con la natura seguendo i suoi ritmi poiché l’ambiente in cui vivono risulta meno contaminata.

La socialità attiva

Ma il loro segreto, probabilmente, non risiede solo nel patrimonio genetico ma la scintilla per renderlo maggiormente funzionante è sicuramente una socialità attiva: queste persone si sentono infatti ancora utili alle loro famiglie, amate, rispettate, coinvolte nelle scelte e hanno quindi un ruolo sociale ancora definito.
Nonostante la scientificità dello studio, chi lo ha diretto ha anche fatto riferimento alla profonda fede di queste persone, vissuta nella quotidianità, quindi anche se il mistero continua puntate su una buona alimentazione e su un ruolo sociale costante, oltre che su un buon rapporto con la natura.