Il mondo dei motori vive di continuo rinnovamento tecnologico, con soluzioni sviluppate sui prototipi che introducono progetti per migliorare potenza, efficienza e sostenibilità. E questo si trova molto spesso negli investimenti dei motori di MotoGP che successivamente trovano applicazione sulle moto di serie. La stagione 2026 si preannuncia particolarmente significativa in questo senso perché vede la preparazione e affinamento di nuovi motori in vista della rivoluzione del 2027. Verranno rivisitati i componenti e si darà un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità e all’efficienza. E così Ducati, Honda e Yamaha stanno lavorando da mesi su progetti avanzati, ma è soprattutto la casa di Borgo Panigale a catalizzare l’interesse degli esperti grazie alle novità presentate sui propri modelli. E proprio questa propensione al futuro e a progetti nuovi che porta i piloti Ducati tra i favoriti anche per il prossimo anno di MotoGP. I fratelli Marquez stanno dominando il campionato attuale, tanto che anche le quote riferite alla MotoGP hanno smesso di dare credito a Bagnaia, ma ‘Pecco’ non intende darsi subito per vinto, tanto che sta valutando di tornare al motore GP24 con l’idea di trovare un equilibrio migliore in vista della rivoluzione tecnica del 2026.
Ducati e il nuovo V2
La Ducati ha ufficializzato lo sviluppo di un nuovo motore bicilindrico a V che debutterà sulla Monster 2026, il modello stradale già pronto a integrare soluzioni nate dall’esperienza della MotoGP. Si tratta di una nuova architettura motoristica che, nelle intenzioni degli ingegneri di Borgo Panigale, rappresenterà un riferimento anche per le future MotoGP, un propulsore che secondo le previsioni dei progettisti promette maggiore efficienza e una gestione più flessibile della potenza, con l’obiettivo di ridurre i consumi senza rinunciare alle prestazioni. L’idea è quella di un propulsore più versatile, che possa adattarsi sia alle esigenze della pista sia a quelle dei modelli di serie. Un’innovazione partita dai paddock della MotoGP e sviluppata per lo stradale è ad esempio il motore bicilindrico a V di 890 cm3 di Ducati, definito V2. Un motore piccolo, leggero (pesa appena 54 chili) ma estremamente potente, capace di erogare 120 cavalli a 10.750 giri e una coppia di 68,8 lb-ft a 8.250 giri. Questo sviluppo non è solo un segnale per il mercato delle due ruote, ma un chiaro indizio della direzione tecnica che i prototipi Ducati prenderanno anche in pista.
La sfida per i progettisti da qualche anno è la stessa: trovare un motore che possa essere allo stesso tempo performante, sostenibile, efficiente e il più possibile green. Quest’ottica rappresenta una sfida complessa da realizzare. A questo bisogna aggiungere che la MotoGP 2026 vedrà probabilmente l’adozione di sistemi ibridi leggeri, alla stregua della rivoluzione di qualche anno fa quando si decise di virare verso l’utilizzo di carburanti bio, in linea con le direttive ambientali fissate dalla FIM. Per questo Ducati si sta muovendo con largo anticipo, cercando di garantire ai suoi piloti un mezzo che sappia unire potenza, affidabilità e gestione elettronica sempre più sofisticata. Gli ingegneri di Borgo Panigale inoltre lavorano già su nuove mappature del motore, pensate per migliorare l’erogazione in uscita di curva e ridurre l’usura delle gomme.
Verso una nuova era della MotoGP
Di sicuro le innovazioni che verranno portate nel 2026 segneranno un nuovo capitolo per la MotoGP. I motori più efficienti, le soluzioni aerodinamiche derivate dalle competizioni e i sistemi elettronici sempre più evoluti porteranno il livello delle prestazioni a un ulteriore salto in avanti. Ducati, forte dei successi recenti e di una filosofia che lega strettamente pista e strada, si candida a rimanere il punto di riferimento del paddock, confermando come la tecnologia rappresenti il vero terreno di sfida per il futuro delle corse.
Ma naturalmente non è solo Ducati a portare novità, studi e progetti. È l’intero paddock MotoGP a prepararsi a una rivoluzione che porterà con sé innovazioni aerodinamiche più sofisticate, sistemi elettronici sempre più predittivi e una gestione delle energie pensata per rispettare le nuove regole ambientali. La combinazione tra sostenibilità e spettacolo sarà la chiave del futuro, anche grazie ai nuovi regolamenti che porteranno la riduzione della cilindrata del motore da 1000cc a 850cc, una riduzione dell’alesaggio massimo del cilindro da 81 mm a 75 mm e la possibilità di utilizzare solo motori a 4 tempi con 4 cilindri. Sono le direttive della federazione che conferma anche la novità più importante di tutte, ovvero quella dell’utilizzo di carburante totalmente non derivante dalla raffinazione del petrolio.











