Spesso capita di vedere che i datori di lavoro chiedono ai propri dipendenti di sottoporsi a degli esami del sangue. Se anche a te è capitato, non devi preoccuparti, in quanto questo tipo di controlli è necessario al tuo datore e al medico del lavoro per garantire il corretto stato di salute dei lavoratori.
Chi deve sottoporsi agli esami del sangue
Gli esami del sangue per i dipendenti di un’azienda sono obbligatori. Nonostante ciò, solo per alcune categorie di lavoratori persiste questa obbligatorietà. I soggetti che devono sottoporsi a questi controlli sono gli autisti, gli operai, gli elettricisti e gli idraulici e anche gli addetti alle pulizie. Questi tipi di lavoratori hanno una maggiore probabilità di contrarre malattie e altri rischi legati alla salute. Gli esami del sangue servono proprio a scongiurare patologie o a rilevare scompensi nell’organismo.
Anche i medici e gli infermieri però rientrano tra coloro che hanno l’obbligo di sottoporsi a queste analisi. Questo perché gli esami del sangue sono essenziali per individuare la presenza nel corpo di sostanze tossiche oppure anche la dipendenza da sostanze stupefacenti, che un dottore non può assolutamente assumere.
A cosa servono gli esami ematochimici
Sottoporsi alle analisi del sangue non è solo un dovere, ma è sopratutto un diritto. Il datore di lavoro non richiede i risultati delle analisi ai propri dipendenti solo perché è un obbligo imposto dalla legge. Sapere che un dipendente è in grado di svolgere il suo lavoro al pieno delle proprie forze fisiche e che non comporta un pericolo di salute per gli altri è fondamentale per assicurarsi che non ci siano rischi sul luogo di lavoro .
Per questi motivi, sono previsti due tipi di esami del sangue per i lavoratori. Il primo è l’esame del sangue classico, il quale è necessario per valutare tutti i valori standard del dipendente. Il secondo, invece, è l’esame tossicologico, chiamato anche drug test. Questo tipo di analisi ha, appunto, l’obbiettivo di cercare nel sangue del lavoratore la presenza di sostanze allucinogene o comunque che possano alterare la lucidità del dipendente mentre svolge le sue mansioni.
Esistono, infine, altri tipi di esami che sono più specifici e vengono però prescritti dal medico del lavoro solo in casi particolari, come, per esempio, se il dipendente è un autista con patente C, un conduttore di gru o di alti macchinari come ruspe.
Cosa succede se l’esame del sangue risulta positivo a droghe
Se le comuni analisi del sangue evidenziano dei valori anomali, il datore di lavoro provvederà ad escludere il suo dipendente da alcune funzioni. Per esempio, se un lavoratore ha un tasso glicemico troppo basso, il datore ne dovrà tenere conto. Questo perché un basso contenuto di zuccheri può creare dei giramenti di testa, con il conseguente aumento di rischi di infortuni.
Ma se a risultare positivo è il test tossicologico a situazione si complica. in questo caso il medico provvederà prima ad avvertire il lavoratore e poi il suo datore, il quale dovrà sospendere temporaneamente il suo dipendente. In seguito, quest’ultimo dovrà presentarsi al Servizio Tossicodipendenze del proprio comune per iniziare un percorso di cura.
Il dipendente verrà sottoposto ad ulteriori accertamenti, come le analisi delle urine, l’analisi del capello e, qualora sia necessario per attestare la tossicodipendenza del lavoratore, anche delle visite a sorpresa. Nel caso in cui questi altri test risulteranno negativi, allora il dipendente potrà ritornare a svolgere il suo lavoro. Il datore di lavoro ha, però, comunque il diritto di licenziarlo, oppure, se l contratto è a tempo determinato, può decidere di non rinnovarlo.
Non solo le droghe pesanti, ma anche la semplice cannabis può essere motivo di licenziamento, perché favorisce disturbi psichici e riduce l’attenzione alla guida.